Come difendere gli ecosistemi dall’aggressione dell’uomo e come arginare il rapido esaurimento delle risorse naturali? La risposta tradizionale che emerge dal mondo ambientalista è “ridurre l’intensità dei processi produttivi, riciclare i rifiuti che ne derivano e contenere i consumi”.
Ma la risposta che ci fornisce il chimico tedesco Michael Braungart è radicalmente diversa. Parte dall’osservazione di alcuni cruciali fenomeni naturali: un albero produce migliaia di semi per garantirsi la riproduzione e questa sovrabbondanza non rappresenta uno spreco ma un’opportunità, in quanto rende disponibili materia ed energia per una grande quantità di altri organismi viventi. L’evoluzione naturale e i processi di competizione tra le specie e tra gli individui hanno progettato l’albero in modo tale che ogni porzione dei suoi tessuti e ogni suo organo trovassero sempre una collocazione efficace nel contesto dell’ecosistema al quale appartiene.
Braungart propone una terza via rispetto al dualismo crescita/salvaguardia degli equilibri ambientali, una via che si concretizza nella parola d’ordine della “eco-efficacia” (ben diversa dalla eco-efficienza o sostenibilità ambientale), che si fonda su tre concetti fondamentali:
1) la progettazione di filiere di produzione che prevedano, a monte, il reinserimento dei materiali in successivi cicli produttivi;
2) la netta separazione tra “metabolismo biologico” e “metabolismo tecnologico”, dove il secondo apprende dal primo;
3) il passaggio dal concetto di vendita di prodotti al concetto di vendita di servizi (ad esempio car sharing e cohousing): acquistiamo solo la funzione, la proprietà dello strumento rimane a chi lo ha prodotto e vende il servizio.
Al termine del ciclo vitale il bene sarà restituito a chi lo ha prodotto, che avrà il compito di riciclarlo. In questo modo avrà tutto l’interesse a costruirlo nel migliore dei modi, essendo responsabile della manutenzione e della sostituzione dei pezzi, ovvero del suo intero ciclo di vita. Il padre del modello Cradle to cradle (dalla culla alla culla) pensa infatti al design rigenerativo e al leasing ecologico per dare la spinta a un’industria diversa, in grado di produrre manufatti utili alle persone e al pianeta.