L’Italia è un Paese ad altissima concentrazione di beni culturali, storia e arte. Possiede infatti il più alto numero di beni iscritti nella lista del Patrimonio Unesco: 51 siti, il 5% del totale mondiale. Secondo l’11° Rapporto Annuale Federculture 2015, presentato a luglio, la fase peggiore della crisi sembra passata e anche nel settore culturale si avvertono i primi segnali di ripresa: la spesa delle famiglie italiane in cultura e ricreazione torna a crescere.
Nel 2014 lo stanziamento del MiBACT si è stabilizzato intorno ai 1.500 milioni di euro, che tuttavia rappresentano appena lo 0,19% del bilancio dello Stato. Mentre le erogazioni liberali da privati e imprese sono diminuite del 19%. Che fare? Partendo dal dato di fatto della scarsità di risorse economiche disponibili, è meglio investire nella conservazione o nella promozione del nostro patrimonio culturale? E se percorressimo entrambe le strade? Missione (im)possibile?